devozione della comunità. La voglia e l’orgoglio di averne una nella zona vicino alla propria abitazione, portò le famiglie più facoltose a dare il proprio contributo alla costruzione di questi luoghi sacri determinandone un ampio sviluppo. Ma molto probabilmente la motivazione è un’altra: se le chiese sorsero numerose fu perché la comunità agerolese intese estrinsecare la propria autentica fede cristiana con la creazione di luoghi di culto. La chiesa edificio rappresentò, quindi, una testimonianza di fede, divenendo nel contempo luogo di incontro e di impegno, di fervore sociale e religioso ed anche luogo di degna sepoltura per i morti. Il continuo aumento delle chiese dipese, inoltre, dall’incremento della popolazione ed anche dalle condizioni economiche dei fedeli. La chiesa, luogo di preghiera e di riti comunitari, divenne anche centro di vita favorì i contatti sociali tra i fedeli. E cambiò il volto del paese. È difficile stabilire quando siano sorte le prime chiese, ma è molto probabile che esse operassero ad Agerola già nel quinto secolo (nell’anno 620 Amalfi era sede vescovile con Primicerio vescovo). Ed è noto che nell’anno 987, quando la diocesi amalfitana fu elevata a sede arcivescovile, questa promozione non era dovuta solo al fatto che il Ducato era divenuto grande e potente, ricco e prestigioso, ma anche per l’aumento demografico e per la presenza sul territorio di chiese, cappelle, eremi, oratori e conventi. Il grande salto di qualità ebbe come base anche l’interesse che mostrava ogni Universitas Civium operante nelle varie terre e città ducali. Le famiglie più facoltose non solo fecero costruire alcuni edifici sacri, ma li abbellirono a loro spese e cura, legarono ad esse beni mobili e stabili. Ed infine si riservarono i diritti di cappellania e di sepoltura. È certo che nell’anno mille Agerola avesse le sue chiese diverse da quelle più antiche. L’eco della vitalità del clero agerolese fu persino all’attenzione dei papi, come risulta da documenti e bolle pontificie. E si sa quanto spendessero le nostre autorità comunali per venire incontro alle necessità delle chiese, Agerola- Le chiese- a cura di Francesco Cuomo 2
consumo necessari per alcune manifestazioni religiose. Fin dal Quattrocento le nostre Università diedero una mano al clero locale nella fondazione di enti laicali, congreghe, monti di pietà. Vorrei citare che ad Agerola la chiesa locale ebbe l’Arcipretura e che di questo si occupò nel 1704 papa Clemente XI. Ciascuna chiesa, cappella e oratorio aveva le sue rendite, ma anche i suoi pesi, che consistevano soprattutto in Messe, elemosine, manutenzione, incenso, ceri e imposte varie. Capo del Clero agerolese era l’Arciprete, dignità istituita dal vescovo Tiberio Crispo nell’anno 1548. Dal 7 ottobre 1602 l’arciprete, per concessione del Vescovo Giulio Rossino, veniva nominato dall’Università di Agerola, che, avendone il diritto di patronato, era tenuta a dotare il fondo dignitario con sei ducati annui. Nelle varie chiese esistevano molte cappelle ed i compatroni avevano il diritto di presentare il Cappellano (diritto di cappellania). I laici per il mantenimento dei sacerdoti più bisognosi e per le spese correnti 265 di chiesa davano un obolo e versavano la decima per la sepoltura dei defunti. I parroci avevano l’obbligo di risiedere in loco, di registrare i benefici, di assistere i morenti, di adempiere tutti gli altri compiti di natura spirituale, nonché di avere rispetto ed obbedienza verso l’Arciprete. Ciascuno di essi doveva tenere aggiornati i registri di nascita, matrimonio e morte con le relative annotazioni di cresima, vedovanza ecc. Attualmente il paese comprende cinque parrocchie: Bomerano, Campora, Pianillo, S. Maria La Manna, Ponte e S. Lazzaro, ma le chiese esistenti tuttora sono più numerose delle parrocchie. Agerola- Le chiese- a cura di Francesco Cuomo 3
Il 21 agosto 1572 l'Arcivescovo di Amalfi D- Carlo Montilio visitò la Chiesa di Tuti i Santi, dove si conservavano i Sacramenti per la devastazione della Parrocchia di San Matteo: Nello stesso giorno visitò la Chiesa di san Matteo, e nell'altare maggiore vi era il quadro dell'immagine di M.5.S., di San Matteo e di San Sebastiano. Visitò la Chiesa di San Lazzaro e per averci trovato nell'altare maggiore le reliquie dei Santi, giudicò che fosse presto consacrata e parimenti degli altari in quella eretti: Nel giorno 22 di detto mese visitò la chiesa di Santa Maria di Loreto di Bomerano della famiglia Avitabile: Visitò la Chiesa di San Vito Martire che era censita con l'abbadia di Santa Maria di Positano e perché era bastantemente avariata ordinò ai Procuratori dell’Abbadia di rifarla» Visitò la chiesa di S. Maria delli Galli e per averla trovata senza tetto e priva di altro necessario comandò di profanarla e l’altare fosse stato eretto nella Chiesa di San Matteo. Visitò la Chiesa di S. Croce e similmente la trovò senza tetto e del tutto rovinata, ordinò che detto altare si erigesse nella Chiesa circonvicina. Visitò la chiesa dell'Avvocata di Bomerano: a detta chiesa si incorporò Santa Maria delli Galli e S. Angelo ad Apes: Visitò la Chiesa di san Marco di Pianillo Visitò la Chiesa di San Nicola del Ponte Visitò la Chiesa di San Pietro: Visitò la congregazione del S.S. Sacramento che è alla sinistra dell’altare maggiore Visitò la Chiesa Santa Maria di Pianillo, la cappella di San Nicola, la cappella di Santa Maria delle Grazie, la cappella di San Giuliano tutte erette in parrocchia Santa Maria la Manna: Il 26 agosto visitò la Chiesa di san Giovanni Battista di Campora, dove oltre l'altare maggiore vie erano sei altri altari: Vi trovò ancora nella Agerola- Le chiese- a cura di Francesco Cuomo 4
un fonte che dimostrava essere stato un fonte Battesimale ed avendo domandato agi astanti, gli risposero che era parrocchia, che per la scarsezza dei figliani era stata aggregata alla parrocchia di S. Martino. Visitò la chiesa e congregazione di Santa Maria di Loreto di Campora, la parrocchia S. Martino di Campora dove oltre l'altare maggiore vi erano l'altare di San Michele e un altro di Santa Caterina ed una capella di San Cristofaro Visitò la chiesa di Santa Trofimena dove oltre l'altare maggiore vi erano altri altari ed il fonte battesimale che dimostrava essere anticamente Parrocchia e perché era diruta e minacciava rovina la profanò e detto altare si “dovea eriggere” nella Parrocchia: Visitò la Chiesa di S. Caterina e visitò la Chiesa di San Vincenzo Visitò la chiesa di S. Maria delle Grazie. Il 28 agosto visitò la Parrocchia della S.S. Annunziata dove oltre l'altare maggiore con l'immagine dell'Annunziata vi erano i seguenti altari: una di S. Nicola, un altro di S. Giovanni Battista, un altro di S. Antonio Abbate, un altro di S. Cristofaro, un altro del S. S. Crocifisso, un altro della Madonna di Misericordia, un altro altare del Salvatore, un altro della Concezione, un altro di S. Caterina, un altro del Carmine e la Cappella del Presepe: Visitò la chiesa di San Marciano e perché era situata in luogo alpestre e incomodo agli uomini, ed essendo diruta la profanò e ordino che detto altare fosse trasferito nella parrocchia della S.S. Annunziata: Visitò la chiesa di S. Lazaro e poiché la trovò scoperta di tetto e le mura piene di rusti, ordinò che si rifacesse e che l'altare si erigesse nella chiesa dell'Annunziata. Visitò la chiesa di S. Maria a Miano, la trovò molto rovinata e ordinò che si rifacesse. La parrocchia di San Martino si unì con la cappella di S. Maria di Loreto nel 1580 con strumento del notaio Ferdinando de Rosa con la condizione che in avvenire venisse chiamata Parrocchia di S. Maria di Loreto, questo Agerola- Le chiese- a cura di Francesco Cuomo 5
presso il notaio D. Michele Bozza di Amalfi. Santa Trofimena fu portata dentro la chiesa di S. Martino nel 1588. S. Maria di Loreto fu fondata e dotata da Teodosio Acampora nel 1479 il 21 luglio per il notar Gabriele Acunto. Archidioecesis Amalphitana-Cavensis FORANIA DI AGEROLA S. E. d. Carlo Montilio fu Vescovo di Amalfi dal 1570 al 1576 Agerola- Le chiese- a cura di Francesco Cuomo 6
Costruzione: maestranze campane Stile: barocco napoletano Notizie Storiche: 1025 - 1573 -Il luogo in cui sorge oggi la chiesa parrocchiale della SS. Annunziata era un tempo designato col toponimo di "Capo di Pendolo" ed ospitava una chiesetta dedicata a San Lazzaro, che ha successivamente dato il nome alla Frazione. Il Camera riferisce che detta chiesetta (sede parrocchiale) si trovasse in località Radicosa, mentre il Mascolo sostiene che essa sorgeva proprio al posto dell'attuale chiesa dell'Annunziata. Di questa preesistente chiesetta abbiamo diverse attestazioni tra l'XI ed il XV secolo (riportate da pergamene dell'Archivio Storico della Diocesi di Amalfi). Il Camera riferisce che nel 1573 la sede parrocchiale di San Lazzaro fu unita a quella dell'Annunziata. 1484 - La prima notizia dell'esistenza della chiesa della Santissima Annunziata risale al 1484, riferita dal Pansa. Mancano precise notizie sulla sua fondazione; fu sede parrocchiale fin dalle origini. Nel 1605 la chiesa ospitava la Confraternita del SS. Sacramento, la quale incorporò nel 1707 la Congrega del Rosario e dei Morti. Risulta che ai tempi del parroco don Francesco Coccia (nel 1703) essa avesse i seguenti altari: S. Maria dell’Arco di patronato della famiglia De Stefano; del Rosario e del Carmine di patronato dei Lauritano; del Presepe di patronato di Gennaro Landolfi; di S. Antonio da Padova di patronato degli eredi di Filippo De Stefano; del Purgatorio retto da laici; di S. Gregorio di patronato di Luigi Coccia. XVI - XIX - Dalle visite pastorali, in cui si danno sommarie descrizioni della chiesa, si desume che essa fu soggetta nei secoli XVI-XIX a vari interventi di ristrutturazione e restauro, con il rifacimento degli stucchi decorativi. La descrizione della chiesa, fatta dal parroco Francesco Coccia nel 1703, riporta una conformazione interna dell'edificio pressocché simile all'attuale. Nel 1706 l’arcivescovo Michele Bologna, visitando la SS. Annunziata nominò i maestri della Congrega del Sacramento. Nel 1759 l’arcivescovo Antonio Puoti interdisse l’altare di S. Antonio ed ordinò la cessazione dei compatroni Giovanni De Stefano e Felice Acampora. Nei primi anni dell’800 vi furono trasportati, su ordine dell’allora sindaco don Tomaso Acampora, alcuni oggetti ed arredi sacri presi dal Convento di Cospiti nell’anno 1812, in seguito alla soppressione del 1803. Nel 1812 la chiesa incorporò statue e suppellettili provenienti dal Monastero del SS. Salvatore di Cospiti soppresso nel 1802. XX - XXI Nel 1908 la chiesa subì un furto sacrilego di oggetti preziosi ed arredi sacri vari. Nonostante il tempestivo intervento di alcuni ispettori di polizia nei giorni 5 e 6 aprile di quell’anno, non si riuscì più a recuperare la refurtiva. In passato, nel basamento del campanile esisteva un’edicola protetta da un arco, e con un altarino in muratura e quattro croci in legno sovrastanti. Dopo la sua rimozione vi fu lasciata una nicchia, ancora esistente, nella quale è posto un crocifisso in marmo di antica fattura, attualmente posizionato sull’altare maggiore all’interno della chiesa. Negli ultimi decenni sono state eseguite varie opere di sistemazione, tra cui il rifacimento della facciata nel 1968 (che le ha conferito l'attuale aspetto), l'adeguamento liturgico nel 1972 e la realizzazione della cantoria in aggetto lungo l'intera controfacciata, con una balaustra su trabeazione in calcestruzzo. Agli anni Sessanta risale anche la scultura in tondino di ferro (opera dell'artista tedesco Kneiser), raffigurante l'Annunciazione, posta sul timpano e rimossa nel 2012. Inoltre, sono stati eseguiti la tinteggiatura degli interni, la nuova pavimentazione e la sistemazione degli altari laterali. Negli anni 2012-2013 sono stati eseguiti lavori di consolidamento e restauro alla facciata e al campanile, col ripristino di intonaci, modanature ed altre opere di rifinitura e con una nuova tinteggiatura in ocra intenso e grigio vivo. Agerola- Le chiese- a cura di Francesco Cuomo 9
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